Natale

L’annuale ricorrenza della Solennità del Natale porta sempre un clima di luce e di festa. È la gioia che si avverte sempre all’annuncio di una nascita: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,5). Quest’anno il mistero del Natale ci invita a riscoprire in modo tutto particolare il volto della misericordia di Dio che si è rivelato nel volto di Gesù, nella tenerezza di un bambino che ci ricorda di riscoprire l’immagine di Dio impressa in ogni uomo. Nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, Papa Francesco ricorda che: “L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza” (EG 88). Di conseguenza una autentica festa del Natale dovrà trovare i modi e il linguaggio per annunciare la nascita del Figlio di Dio, lasciando da parte l’aspetto effimero e superficiale, purificando il linguaggio da parole inutili, per trasformare la gioia della festa in una autentica esperienza di comunione e di solidarietà. Per fare questo è necessario riscoprire il dono di rinascere, per avere pensieri, cuore, mentalità nuovi, in sintonia con il messaggio del Bambino di Betlemme. Nel vangelo di Giovanni (3, 1-21) viene riportato l’episodio di Nicodemo, membro autorevole del Sinedrio, che di notte va da Gesù per chiedergli spiegazioni circa il Regno di Dio. È un uomo che sa riconoscere che le azioni compiute da Gesù provengano dalla potenza di Dio, ma per capirle bisogna rinascere a una nuova vita, “dall’alto”. “Nascere dall’alto” significa nascere da colui che è “levato in alto”, cioè Gesù in croce. Egli deve essere “innalzato” perché gli uomini possano “nascere dall’alto”, cioè essere “generati” per mezzo dello “Spirito”. Il Natale autentico è sempre in relazione con la Pasqua. Gesù nell’incarnazione si è spogliato della sua dignità divina perché noi fossimo rivestiti della sua divinità. In questo modo siamo abilitati a vedere la realtà con occhi nuovi, in modo particolare a riscoprire la famiglia, il luogo della nascita, nella sua dimensione autentica. La famiglia di Nazaret che contempliamo nel presepio, ci invita proprio a questo. “La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare… Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale (Paolo VI, Discorso tenuto a Nazareth, 5 gennaio 1964). Con questi sentimenti, anche a nome di Don Luca e di Don Puddu, auguro a tutta la Comunità Buon Natale.

Don Giuseppe Mattana

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