Il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia (Gv 16,22). -

Su cosa fondiamo la gioia? Qual è la gioia che nessuno potrà togliere dal nostro cuore? Ci è chiesto di rinascere, di lasciarci trasformare in profondità, di essere partoriti alla vita nuova dello Spirito. Allora, e solo allora, la gioia non sarà il risultato di cose ottenute, ma frutto gratuito e naturale di un incontro vissuto, a tu per tu, con Dio Amore.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli urti gli altri come io ho amato voi (Gv 15,12). -

Non c’è altro da ricordare. Se un giorno ci fosse impedito di aprire il Vangelo, non avremmo bisogno di ricordare altro, per essere dei discepoli fedeli. Amare come Dio ci ha amato in Gesù: con gli stessi criteri, con la stessa radicalità, con la sua stessa misura.

Voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà (Gv 16,20). -

È la grande distanza che si crea quotidianamente tra le logiche del mondo e quelle del Vangelo. Da una parte emergono criteri fondati sul dominio, sul potere, sull’emergere dei forti e sul silenzio dei deboli; dall’altra, scelte fondate sulle logiche del dono, della gratuità, del riscatto del debole, della dignità riofferta all’emarginato. Saremo capaci di reggere l’incomprensione del mondo? Saremo, come Paolo, capaci di trovare strade sempre nuove per far vivere le logiche del Regno?

Ogni tralcio che in me non porta frutto [il Padre mio], lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto (Gv 15,2) - 

Accanto all’immagine del viticoltore, pensate a Dio come medico in un Pronto soccorso. Pensatelo alle prese con un intervento, dopo un grave incidente: recidere un arto o lasciarlo? Quale scelta si rivelerà «vera cura» per l’altro? La brutalità del tagliare, privando una persona del suo arto oppure il temporeggiare, rischiando che la persona sia privata della vita? Ecco Dio! Quando recide qualcosa di noi, per quanto sia doloroso, lo fa per farci vivere

Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13). -

La vita di fede non è un percorso titanico vissuto dai più forti o dai migliori. La vita di fede è un aprirsi all’azione creatrice dello Spirito, per farsi abitare e trasformare da colui che è Amore e che apre all’amore.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama (Gv 14,21). -

Pensate per un attimo a una persona che amate e di cui vi fidate ciecamente: le sue parole non sono forse parole «pesanti» nella vostra vita? Chi ama, quando ama, sa accogliere e far tesoro di ogni parola dell’amato o dell’amata. Così, se diciamo di amare Dio, non possiamo non permettere alla sua parola di trovare casa nella nostra vita

Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera [nel carcereJ, cantavano inni a Dio (At 16,25). -

Vogliamo credere, ma nello spazio sicuro e ristretto delle nostre chiese. Pretendiamo che la nostra religione sia l’unica legittimata, perché il resto ci fa paura. Eppure la fede dei risorti è proclamata tra catene e persecuzioni. La Pasqua è annunciata lì dove ognuno si mette in gioco.

Nessuno le strapperà dalla mia mano(Gv10,28). -

È vero: noi non siamo pecore. Ma, per capire il cuore di Dio, proviamo a metterci nei panni del pastore che ama le sue pecore più della sua stessa vita. Deve lottare per custodirle contro i lupi rapaci, contro i ladri di bestiame, contro le avverse condizioni del tempo. Lui lotta e non si risparmia, trascorre notti insonni vegliando, le accompagna al pascolo, è pronto e disposto a qualsiasi cosa, pur di salvarle tutte, senza dimenticare nessuna. Così è Dio con noi.

Quando verrà il Paraclito, egli darà testimonianza di me (Gv 15,26). -

Abbiamo bisogno dello Spirito! Abbiamo bisogno del Paraclito che il Risorto manda su di noi. Ne abbiamo bisogno per essere interiormente confermati sulla via della fede. Ne abbiamo bisogno per credere e seguire il Cristo. E lui il nostro maestro interiore.

Gesù prese i pani e... (Gv 6,11). -

E sappiamo tutti come va a finire: li moltiplicò a dismisura, tanto da saziare i presenti e raccoglierne i pezzi avanzati per gli assenti. Il punto però non è il miracolo, ma i pani. Da dove venivano quei pochi pani? Dalle tasche di un ragazzino, che per la sua età sarà stato di certo affamato. Pensiamoci. Il miracolo è reso possibile non dall’onnipotenza di Dio, ma da chi non ha trattenuto per sé ciò che gli apparteneva. Condividere non il superfluo ma l’essenziale è il vero segreto della vita: è ciò che permette a Dio di operare miracoli nella storia. #aRitmodiVangelo

Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me (Gv 15,18). -

Perché elemosiniamo riconoscimenti? Perché scendiamo a compromessi per ottenere legittimazioni sociali e civili? Perché ci meravigliamo se i crocifissi creano problemi? Dovremmo saperlo: il Vangelo è scomodo, il testimone della risurrezione è un utopico, fuori misura. Forse ciò di cui dovremmo seriamente preoccuparci è altro: sono quei comodi divani su cui abbiamo fatto sedere l’annuncio di fede e la nostra vita ecclesiale.

Senza misura egli da lo Spirito (Gv 3,34). -

È lo Spirito che ci rende nuovi; è lo Spirito che ci sgancia dalla terra e dalle sue logiche; è lo Spirito che ci rende capaci di ascoltare, riconoscere e seguire Dio, di inventare vie nuove di carità. Il Risorto, ogni giorno, lo dona a noi: invochiamo la sua presenza, in ogni situazione, in ogni scelta, in ogni istante. #aRitmodiVangelo

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